Dance me to the end of... Year
Torino Teatro n.20 - 29 dicembre 2022. Roberto Bolle chiude l'anno torinese al Regio, parliamo di danza, riti e contaminazioni. Caterina Mochi Sismondi: "Sul corpo un lavoro fisico e concettuale"
In copertina: Un momento di Roberto Bolle and Friends
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E ora su il sipario! E buon Natale.
Paolo Morelli
Primo piano
Per il titolo prendiamo in prestito un celebre brano di Leonard Cohen, Dance me to the end of Love, il cui titolo è utilizzato anche dalla stagione di Torinodanza come claim. Questa volta, però, parliamo della fine dell’anno e di una danza che, come dice la canzone, in qualche modo ci «conduce».
Sono passati dieci anni dal suo primo “tutto esaurito” all’Arena di Verona. Il Roberto Bolle and Friends non solo, nel tempo, ha conquistato teatri e pubblico in tutta Italia, ma ha instaurato un rapporto particolare con Torino e con il Teatro Regio. Perché l’arrivo di Roberto Bolle fra i velluti rossi di piazza Castello coincide, ormai, con gli ultimi giorni dell’anno. Da oggi a dopodomani, infatti, saluteremo il 2022 sulle punte, in compagnia dello straordinario danzatore piemontese (è nato a Casale Monferrato) e dei suoi «friends», tanti amici di altissimo livello artistico.
«Per la danza - ha detto in un’intervista di qualche tempo fa - ho rinunciato a uscire con gli amici, ad andare alle feste. Durante l’adolescenza sono esperienze importanti e io ero diviso tra studio e famiglia». Parliamo di sacrifici, ma anche di traguardi, perché la fine dell’anno serve anche a valutare questo, no? Però, come nel numero precedente, non ti annoierò parlando di bilanci, osservo soltanto che a teatro, come in tanti aspetti della vita, si sono formate delle consuetudini che i torinesi amano moltissimo. Il Roberto Bolle and Friends è sempre piuttosto affollato pur non essendo certo uno spettacolo economico (e meno male), con biglietti da 55 a 130 euro. Eppure è un rito rassicurante, che ci aiuta non solo a mantenere il legame con realtà come il Regio alle quali siamo affezionati, ma anche a concludere l’anno con un po’ di bellezza. Perché l’arte è bellezza, ça va sans dire.
«Quando mi dissero che in Arena non erano previsti spettacoli di danza - ha detto Bolle in un’altra intervista - non ho avuto un attimo di esitazione. Ho detto “allora affittiamola e prendiamoci noi il rischio”». Ed è anche questo il tema di oggi, che ritroverai nell’intervista a Caterina Mochi Sismondi in coda al numero che sta leggendo. C’è un limite a teatro? Ci sono delle cose che non sono teatro e altre che invece lo sono? Ne abbiamo già parlato, ma il tema è sempre attuale. Spesso, però, le etichette sono soltanto convenzioni che al pubblico interessano fino a un certo punto, la cosa più rilevante è l’emozione generata dallo spettacolo. E possiamo stare certi che, teatro o non teatro, certi riti ci fanno sempre emozionare.
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