Siamo corpi che non si raccontano più
Torino Teatro n.22 - 12 gennaio 2023. Fra Venaria e Asti arriva "Storia di un corpo" con Giuseppe Cederna, che ci fa ragionare su noi stessi. Beppe Rosso, invece, ci parla di Fertili Terreni Teatro.
In copertina: Giuseppe Cederna
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E ora su il sipario!
Paolo Morelli
Primo piano
Il nostro corpo è prima di tutto un insieme di organi, collegati fra loro secondo un equilibrio tanto perfetto quanto delicato. I nostri corpi, a loro volta, compongono una comunità e svolgono un ruolo fondamentale alla sopravvivenza e allo sviluppo della società in cui viviamo. Senza dilungarci troppo, cosa succede quando descriviamo il nostro corpo solo dal punto di vista fisiologico? Ci ha pensato, anni fa, Daniel Pennac nel suo libro Storia di un corpo, che arriva a teatro domani, 13 gennaio, al Teatro della Concordia di Venaria Reale, e poi il giorno dopo al Teatro Alfieri di Asti.
Sul palco, per la regia di Giorgio Gallione, c’è Giuseppe Cederna. «Il corpo - mi ha detto l’attore nell’intervista uscita ieri sul Corriere Torino - fa succedere le cose, dà la forza di andare avanti e ti fa crescere, ma dentro c’è molto altro, corpo e sentimenti sono un tutt’uno e c’è moltissima anima». Perché la cosa più interessante, in questo curioso diario che registra minuziosamente ogni reazione fisiologica (anche le più scabrose) è che volente o nolente l’autore si ritrova a parlare di sentimenti. Il suo personaggio tiene un diario della sua vita dall’età di 12 anni fino a poco prima di morire, a 87 anni compiuti, e racconta ogni cambiamento, ogni stravolgimento del suo corpo. Ma non può fare a meno di raccontare anche ciò che prova, al punto che di tanto in tanto deve giustificarsi. Corpo e mente, insomma, sono collegati.
E poi c’è il resto. Sul palco, Giuseppe Cederna recita anche alcuni passaggi piuttosto imbarazzanti, come quando si parla di sesso o quando si parla di assai meno nobili reazioni fisiologiche. «La fragilità del protagonista gli permette di parlare di tutto – dice Cederna – e si possono raccontare cose che, per buona creanza, di solito non si raccontano. Anzi è il pubblico che dice: fallo tu per noi». Come una sorta di liberazione. Abbiamo forse rimosso il nostro corpo dalla dimensione pubblica? Evitiamo di parlarne perché proviamo vergogna? Certo, raccontare le deiezioni, ad esempio, non è certo emozionante, ma lo facciamo tutti. Per non parlare del sesso, argomento tabù per eccellenza. Ma non siamo, a ben vedere, dei corpi anche noi? Quasi a volercene staccare, tendiamo a eliminare la nostra dimensione fisica dai discorsi pubblici, fatto salvo per malattie o malesseri vari. Forse Storia di un corpo ci riporta a una dimensione più umana, più naturale.
I biglietti per il Teatro della Concordia (ore 21) costano 11-13 euro.
I biglietti per il Teatro Alfieri di Asti (ore 21) costano 18-23 euro.
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