Torino Teatro - N°1/2022

29 settembre 2022. Al via la stagione del Teatro Stabile di Torino, parte anche il 29° Festival Incanti. Notizie in arrivo su Teatro Nuovo e Torino Spettacoli. E sul Regio...

Nasce con questo primo numero Torino Teatro, pubblicazione settimanale dedicata al teatro torinese, con tutte le sue sfaccettature e la sua offerta. Ogni giovedì, nella tua casella email, troverai un’agenda e alcuni approfondimenti.

Questo lavoro nasce dall’amore per il teatro e per l’informazione. Se avrai suggerimenti o critiche, potrai scrivermi liberamente a press(at)paolomorelli(dot)net. Nel frattempo spero che questa newsletter sia di tuo gradimento. Qui sotto trovi un anticipo dei contenuti, poi l’agenda e gli approfondimenti.

Buona lettura!

Paolo Morelli

---

In questo numero

Parte la nuova stagione del Teatro Stabile, ma l’offerta teatrale della città è già piuttosto ricca. Anzi, possiamo fare un salto più in là e pensare al Festival delle Colline Torinesi. Per il primo numero di Torino Teatro ecco un’intervista a Sergio Ariotti, che dirige la manifestazione con Isabella Lagattolla.

Poi alcune notizie, Torino Spettacoli, dopo ben 60 anni, ha cambiato la propria gestione artistica. Il 2022 è un anno di trasformazioni perché la realtà torinese ha dovuto spostare l’altra sua creatura, il Liceo coreutico “Germana Erba”, abbandonando dopo oltre 25 anni il Teatro Nuovo. A proposito, sembra ci siano dei soldi per ristrutturarlo. Nel frattempo arriva una curiosità sul Teatro Regio.

L’agenda settimanale

29 settembre

Scuola Internazionale di Comics, ore 17
Con l’anteprima de Il castello di Barbablu, progetto di Cora De Maria e drammaturgia di Alberto Jona, parte il 29° Festival Incanti. Il lavoro nasce dal primo episodio di Ombre all’opera. L’iniziativa è legata ai Graphic Days. Ingresso libero.

Teatro Erba, ore 21
Una famiglia francese deportata nell’inverno del ‘43 è al centro dello spettacolo La merce più preziosa, in scena al Teatro Erba nell’avvio di stagione. Il testo è di Jean-Claude Grumberg, regia di Beno Mazzone. Biglietti a 13-19 euro.

30 settembre

Auditorium Aldo Moro, ore 21
In questo spazio dell’Università di Torino, in occasione della Notte dei ricercatori, Tangram Teatro porta Piacere… Elsa Morante, scritto e diretto da Ivana Ferri su musiche di Franco Battiato. Ingresso libero.

1° ottobre

Teatro Astra, ore 20
Inaugura il festival Play With Food, con Talk Show, spettacolo della compagnia Sotterraneo che porterà sul palco anche il climatologo Luca Mercalli. Un lavoro a metà fra il teatro e… il talk show. Biglietti a 13-15 euro (con aperitivo dalle 18.30).

2 ottobre

Scuola Holden, ore 21
A conclusione del Festival delle Migrazioni, va in scena Lacrime di sale di Tedacà sull’esperienza di Pietro Bartolo, ex medico di Lampedusa che per 25 anni ha curato i migranti arrivati sull’isola. Ingresso gratuito su prenotazione.

3 ottobre

Teatro Carignano, ore 19.30
Filippo Dini affronta Il crogiuolo, uno dei testi più lucidi e feroci della drammaturgia americana, scritto da Arthur Miller in pieno maccartismo. Con quest’opera inaugura ufficialmente la nuova stagione del Teatro Stabile. Biglietti a 27-40 euro (prima recita acquistabile solo in biglietteria).

4 ottobre

Casa del Teatro, ore 19.30
Con la storia di Krambacher in fuga dalla solitudine, nello spettacolo Das 2te ich, prende il via ufficialmente il Festival Incanti, dedicato al teatro di figura. Si incontrano attori e burattini, realtà e sogno. Biglietti a 8-13 euro.

In programma fra il 4 e il 5 ottobre, anche gli spettacoli I, Sysyphus, Fogo Lento e No(w)here.

Le notizie

Torino Spettacoli: cambia la gestione dei teatri Alfieri e Gioiello

Dopo 60 anni arriva un cambio al vertice per Torino Spettacoli. La gestione non sarà più della famiglia Mesturino, che ha in mano anche il Liceo coreutico “Germana Erba” (e che fino allo scorso anno ha gestito il Teatro Nuovo), ma della Fabrizio Di Fiore Entertainment. L’agenzia si occuperà delle stagioni dei teatri Alfieri e Gioiello, con la direzione artistica di Luciano Cannito, attuale direttore dell’Art Village di Roma. Resta interamente a Torino Spettacoli, invece, il Teatro Erba, che dovrebbe assorbire nella propria stagione anche gli appuntamenti un tempo ospitati dal Teatro Nuovo. L’Erba, del resto, è anche a poche centinaia di metri dalla nuova sede del liceo, che dopo il mancato rinnovo della concessione da parte del Comune di Torino (a seguito di innumerevoli vicissitudini) a giugno si è spostato in corso Moncalieri 203.

A proposito di Teatro Nuovo, dopo aver messo a bilancio una cifra per la messa in sicurezza dell’edificio, che ha bisogno di imponenti ristrutturazioni, il Comune era alla ricerca di un’ulteriore somma per procedere alla riqualificazione dell’edificio. Si tratta di una somma extra rispetto al maxi piano di risanamento del Parco del Valentino (oltre 110 milioni). In questi giorni circola la voce che quei soldi, circa 25 milioni di euro, sarebbero stati trovati. Nelle prossime settimane si attendono novità.

Dal Teatro Regio alla Città metropolitana

Nel frattempo ha trovato lavoro un «disoccupato illustre». Si tratta dell’ex direttore generale del Teatro Regio, Guido Mulè, che insieme a Rosanna Purchia, oggi assessora comunale alla cultura, ha guidato il risanamento dell’ente lirico durante il commissariamento. Dal 15 ottobre, Guido Mulè si insedierà come nuovo direttore generale della Città metropolitana di Torino, dopo un bando lanciato qualche settimana fa, dove prenderà il posto di Filippo Dani. A sceglierlo è stato il sindaco della Città metropolitana, Stefano Lo Russo.

Mulè aveva terminato il proprio incarico al Teatro Regio a giugno, dopo essere stato a lungo direttore generale, anche oltre l’incarico di Rosanna Purchia (che aveva concluso il commissariamento a ottobre 2021) ed era stato dato in corsa per diventare Sovrintendente, salvo poi dichiarare di non avere intenzione di partecipare alla selezione. Il Consiglio di indirizzo dell’ente aveva poi scelto il francese Mathieu Jouvin, che si è insediato ufficialmente il 1° luglio.

L’intervista

Sergio Ariotti: «Guardiamo agli artisti che mescolano i linguaggi. Attenzione però a non farne una moda»

Isabella Lagattolla e Sergio Ariotti (ph Andrea Macchia)

Partirà l’11 ottobre il 27° Festival delle Colline Torinesi, con Una Imagen Interior della compagnia catalana El Conde del Torrefiel (al Teatro Astra). Con un programma di 20 spettacoli, fino al 6 novembre, la manifestazione propone 7 prime e 8 produzioni. Importanti le collaborazioni con Fondazione TPE, che oramai accoglie il festival nella propria stagione, e con la Fondazione Merz.

Sergio Ariotti, il tema è confini/sconfinamenti e prosegue un percorso già avviato. Cosa vuol dire?
«Quest’anno ci siamo dati il compito di aprire in modo più convinto perché in Europa vediamo già una combinazione di linguaggi, abbiamo pensato fosse giusto guardare ad artisti che li mescolano».

Ad esempio come?
«Quando io e Isabella abbiamo visto Una Imagen Interior, che si conclude con un action painting, ci siamo detti: è uno spettacolo di teatro con richiami all’arte contemporanea. Siamo riusciti a co-produrlo e questo ha dato l’indirizzo alle cose. Ma abbiamo poi il teatro e il video con le She She Pop (con Hexploitation al Teatro Astra il 25 e 26 ottobre, ndr). Bisogna uscire dalla logica in cui una cosa è danza, l’altra è teatro, l’altra è musica, eccetera. In Francia e Germania è normale, in Italia fa fatica ad affermarsi questa mentalità perché il nucleo centrale dei teatri stabili è la parola. Intendiamoci, quando Massimo Popolizio fa M è uno spettacolo di parola straordinario, ma c’è anche dell’altro e, avendo già il Teatro Stabile o Tpe, proviamo ad andare in una direzione diversa».

La strada del teatro «oltre la parola» è però una via già da intrapresa da anni al Festival delle Colline Torinesi.
«Sì, da un po’ di anni diamo il giusto spazio a spettacoli diversi. L’opera di Romeo Castellucci (Bros, 29 e 30 ottobre, Fonderie Limone di Moncalieri, ndr) va in questa linea, dopo gli inizi con un bellissimo monologo c’è una coreografia eteroguidata dalla regia. I Motus, ai quali dedichiamo la nostra monografia d’artista, fanno tre spettacoli e il primo, di Silvia Calderoni (MDLSX, 30 e 31 ottobre, Teatro Astra, ndr) è uno spettacolo di parola. I due successivi sono pura gestualità, in uno la parola è come se accarezzasse i gesti andando sotto come una base musicale. C’è, in generale, uno sconfinamento anche all’interno del teatro, perché i registi chiedono più spesso agli attori di uscire da vecchi modelli ottocenteschi».

Questo mescolamento di linguaggi ha delle affinità con l’opera?
«Nel teatro d’opera ci sono tanti registi che fanno anche teatro e chiedono ai cantanti di essere meno rigidi. Ricordo quando gli interpreti dicevano a Luca Ronconi “se ci fai cantare sdraiati non possiamo usare il diaframma”. Lui fece camminare il coro e usò cantanti sospesi com’era nelle sue corde di grande sperimentatore. Però occorre fare attenzione, è inutile mescolare linguaggi per il gusto di farlo. Quando abbiamo visto Les damnèes ci siamo detti: ecco come si adopera il video. In quel caso era funzionale. Quindi o c’è un’esigenza precisa, oppure è una moda».